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La Pietra e il Segno - 1990

La pietra e il segno, incisioni rupestri in valle di Susa
Gruppo ricerche cultura montana
a cura di Andrea Arcà
Susa, Tipolito Melli, 1990
155 p., ill., 30 cm

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La Pietra e il Segno, copertina

Non disponibile (28.41 €)

(rassegna stampa- da Archivio storico La Stampa)
stampasera 4 mar 1991
LIBRI STAMPASERA Lunedì 4 Marzo 1991

La storia della Valle di Susa scritta nelle incisioni rupestri

La pietra e il segno edito dalla Tipolito Melli e voluto dal «Gruppo ricerche Cultura Montana»

Finalmente uno studio serio e completo su un grande patrimonio abbandonato, in molti casi dimenticato da generazioni: le incisioni rupestri in Valle di Susa. Ne fa giustizia un nuovo avvincente libro, ricco di documentazione analitica, storica e fotografica, nel quale vengono demolite affermazioni di un recente passato, gabellate come risultato di indagini e di testimonianze. Negli Anni 60-70 l'antichissimo patrimonio di incisioni rupestri alpine, strappato alla realtà dei suoi simbolismi, fu trasformato in punto d'appoggio per la ricostruzione di incredibili trame di fantascienza. In molti, soffermandosi su coppelle e graffiti scavati nelle rocce valsusine, dal Musiné alle pendici del Rocciamelone, diedero sfogo a ricostruzioni di un incredibile passato e a rivelazioni di un presente intessuto di scoperte oniriche. Filippo M. Gambari (della Soprintendenza archeologica del Piemonte) stigmatizza il tutto come «allucinanti analisi ufologiche-esoteriche, improntate ad una manipolazione della documentazione che talora è giunta alla falsificazione di fatto dei segni incisi».
A ridare il dovuto ordine alla materia è in azione da tempo il «Gruppo Ricerche Cultura Montana» che ha ora messo a disposizione di studiosi e profani i risultati dei suoi rilievi attraverso un interessante libro: «La pietra e il segno», a cura di Andrea Arcà. In 155 pagine sono raggruppati i dati di 140 schede elaborale in anni di sopralluoghi, ricerche e rilevazioni. Il tutto è arricchito da una vastissima serie di nitide fotografie a colori rese più leggibili da diversi schizzi grafici dei rilevamenti e da un rigoroso accompagnamento didascalico e narrativo. L'opera edita dalla Tipolito Melli di Susa in una piacevole veste grafica, curata nel taglio delle immagini, presenta il suo valore di studio d'alto livello nella scorrevolezza di un libro da sfogliare anche per curiosità, da portare nello zaino durante le escursioni, per conoscere località e cose che ci sono vicine eppure sconosciute, testimonianze del passato sulle quali forse abbiamo posato lo sguardo senza conoscerne il valore. Quattro i capitoli che seguono la presentazione di Gambari. Nel primo, l'impostazione della ricerca si apre con «La Valle di Susa: una storia alpina», di Gian Maria Cametti, seguendo con la campagna di ricerca, la descrizione del territorio e della vita montana. Si addentra poi sul legame delle incisioni rupestri, «con epoche remote e con culture di cui molte tracce sono andate perdute». La «questione tipologica» si sofferma su coppelle, canaletti e croci, raffigurazioni di persone, strumenti di lavoro, armi e animali. Dopo aver ancora illustrato i sistemi dell'«andar per pietre» e le «prospettive della ricerca», ecco apparire le «note tecniche» con la catalogazione delle scoperte, mentre una settantina di pagine sono dedicate alle 50 «rocce significative», come si è detto, ampiamente illustrate.
Capitolo di grande interesse quello dedicato a «confronti e casi particolari» in cui le pietre vaisusine vengono affiancate in una attenta analisi a quelle esistenti in Francia, Germania, Danimarca, Svezia, a quelle della Valcamonica e di diverse altre località, per avvicinarsi al «caso Musiné» con i suoi «menhir» e le pietre incise che lasciano molti dubbi sull'autenticità. Gian Maria Cametti va sulle orme di Carlo Magno attraverso il «sentiero dei Franchi» e ci porta alla realtà dell'esistenza di Marco Delo, uno scalpellino solitario della seconda metà '800.
Luca Patria parla ancora di massi erratici (ritenuti da molti studiosi altari di culti druidici) e pietre confinarie o terminali di diverse proprietà.
L'opera si chiude con una serie di appunti di storia delle ricerche e un quanto mai utile glossario di spiegazione dei termini tecnici del testo.

Vito Brusa

(didascalie:
Un masso con 23 coppelle e due canaletti scoperto sulle alture di Borgone;
Giovani del Gruppo Ricerche Cultura Montana durante un sopralluogo)

La Stampa 27 mag 1990

La Stampa Domenica 27 Maggio 1990

Graffiti

Le pietre spiegano il passato

Si chiama «La pietra ed il segno»: è la prima catalogazione delle incisioni rupestri di una zona delle Alpi occidentali. Mesi di lavoro del «Gruppo di ricerca cultura montana» di Bussoleno si sono concretizzati in un volume che raccoglie la descrizione dei graffiti rupestri della Val Susa. Una ricerca meticolosa, con l'imprimatur della Soprintendenza archeologica del Piemonte.
Così si è scoperto che in Bassa Valle le incisioni sono 293. Ci sono anche dei falsi: quelle del «magico» Musiné. Ma altri casi sono una fetta di un'antica cultura legata al territorio. Spiega Luca Patria: «Artisti improvvisati: pastori che accudivano al gregge e che volevano lasciare una propria traccia».
Croci, coppelle, incisioni, fregi, stemmi, figure. Segni di antiche adorazioni più o meno mistiche. Pietre diventate leggende che parlano di «masche» e di folletti. Poi tradizione popolare, che sovente ha legato ad un masso o una incisione la toponomastica delle vallate alpine. Cinquanta incisioni sono state analizzate dal punto di vista archeologico e culturale, per spiegare come gli antenati dei valsusini hanno lasciato inciso a futura memoria la loro tradizione. Il volume (50 mila lire e curato da Andrea Arcà) è edito dalla tipografìa «Melli» di Susa, specializzata in storia locale. E' nelle librerie della Val Susa e di Torino.

[g. dol.]


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